Nel panorama previdenziale, la questione dell’accesso alla pensione con un numero limitato di anni di contributi rimane di grande attualità.
Mentre il requisito standard per andare in pensione prevede almeno 20 anni di contribuzione e il raggiungimento dell’età minima di 67 anni, esistono eccezioni significative per chi ha versato contributi per periodi molto più brevi. Nel 2026, infatti, sarà ancora possibile per una parte dei lavoratori accedere alla pensione con soli 5 anni di contributi, grazie all’applicazione della cosiddetta pensione di vecchiaia contributiva.
Nel sistema pensionistico italiano, il requisito minimo di 20 anni di contributi è un parametro fondamentale per la maggior parte dei lavoratori, soprattutto per chi ha iniziato la propria carriera prima del 1996, ossia nel regime retributivo. Tuttavia, per chi ha iniziato a versare contributi dopo quella data, nel regime contributivo, esiste una possibilità inedita ma poco conosciuta: andare in pensione con appena 5 anni di contributi versati. Questa misura è parte del sistema di pensione di vecchiaia contributiva, che consente di trasformare in rendita anche contributi “brevi” in modo efficace, sebbene con alcune condizioni.
La principale limitazione riguarda l’età anagrafica: la pensione in questione può essere richiesta solo a partire dai 71 anni di età. Nonostante l’età elevata, questa soluzione rappresenta una vera e propria “scialuppa di salvataggio” per quei lavoratori che hanno avuto carriere discontinue o precarie e rischierebbero di perdere i contributi versati nel sistema tradizionale.
Pensione contributiva e vantaggi per le donne
La pensione di vecchiaia contributiva con 5 anni di contributi non solo verrà confermata anche nel 2026, ma presenta anche alcune agevolazioni per le donne. Infatti, grazie agli sconti contributivi previsti per la maternità, l’età pensionabile per le donne scende a 69 anni e 8 mesi. Questo calcolo tiene conto di 4 mesi di riduzione per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi.
La pensione contributiva è calcolata esclusivamente sulla base dei contributi versati, quindi importi elevati sono difficilmente raggiungibili per chi ha una carriera breve o discontinua. Tuttavia, la possibilità di ricevere una rendita, seppur modesta, rappresenta un importante riconoscimento per lavoratori che altrimenti rimarrebbero esclusi dal sistema pensionistico pubblico.

Il contesto normativo e il ruolo dell’INPS(www.sovranitapopolare.it)
Il sistema pensionistico pubblico italiano, gestito principalmente dall’INPS, si basa su un modello di finanziamento a ripartizione, in cui i contributi versati dai lavoratori attivi finanziano le pensioni degli attuali pensionati. La pensione è una prestazione previdenziale obbligatoria, garantita dall’articolo 38 della Costituzione italiana, e finalizzata a tutelare i cittadini in caso di vecchiaia, invalidità o altre situazioni di bisogno.
La possibilità di andare in pensione con soli 5 anni di contributi è prevista nel contesto delle riforme che hanno introdotto il sistema contributivo, più flessibile ma anche più legato all’effettivo ammontare dei versamenti. Questo sistema si contrappone a quello retributivo, che tendeva a privilegiare l’anzianità e la carriera continuativa. I lavoratori che hanno iniziato a versare dopo il 1996 rientrano quindi in questo sistema contributivo, che premia i versamenti effettivi ma penalizza chi ha carriere troppo brevi o discontinue.
Contributi silenti e discontinuità lavorativa
Il fenomeno dei contributi silenti riguarda proprio quei versamenti effettuati ma che, per mancato raggiungimento dei requisiti minimi, non si trasformano in pensione, rimanendo così “inattivi”. Per i lavoratori precari, discontinui o part-time, questa problematica è molto sentita, perché anni e mesi di lavoro possono non essere sufficienti per raggiungere la soglia minima di 20 anni.
La pensione contributiva con 5 anni di contribuzione rappresenta dunque una risposta parziale a questo problema, consentendo almeno un minimo di tutela per chi ha versato contributi in modo irregolare o per periodi brevi. Si tratta di una misura che, nonostante il limite anagrafico elevato, evita la totale perdita di quanto versato e offre un’opportunità di reddito nella fase post-lavorativa.
La pensione con 5 anni di contributi: un’opportunità per i lavoratori precari(www.sovranitapopolare.it) 






