In Italia, il tema del sostegno economico e dell’inserimento lavorativo per le persone con disabilità continua a essere centrale.
Recentemente, molte famiglie e persone con invalidità hanno dovuto affrontare cambiamenti significativi nelle modalità di accesso ai benefici economici, a seguito delle revisioni del grado di invalidità da parte delle commissioni medico-legali. Da qui nasce una situazione complessa: l’addio alla pensione di invalidità e il passaggio al cosiddetto collocamento mirato, un meccanismo che, seppur importante, rappresenta una realtà diversa e meno immediata del sostegno economico diretto.
L’accesso a prestazioni economiche come pensioni di invalidità, assegni di assistenza o indennità di frequenza è strettamente legato al riconoscimento di un determinato grado di invalidità. Attualmente, per usufruire di tali benefici è indispensabile che il soggetto abbia almeno il 74% di invalidità riconosciuto, mentre con una percentuale pari o superiore al 67% è possibile accedere, ad esempio, all’assegno di inclusione.
Il sistema prevede revisioni periodiche, che possono essere annuali, biennali o triennali, per verificare la persistenza delle condizioni che hanno originariamente giustificato il riconoscimento dell’invalidità. Se la commissione medico-legale stabilisce una riduzione del grado di invalidità al di sotto delle soglie stabilite, si perde quindi il diritto alle prestazioni economiche. È quanto accaduto in molti casi, come quello segnalato da un lettore che ha visto il passaggio dall’indennità di accompagnamento all’indennità di frequenza fino alla perdita di ogni aiuto economico, con l’inserimento nel sistema del collocamento mirato.
Nel caso di contestazioni sul giudizio della commissione, la normativa consente di presentare ricorso giudiziario, affidandosi a un legale e sottoponendosi a ulteriori accertamenti medico-legali. Tuttavia, la procedura è complessa e non sempre garantisce un esito favorevole.
Cos’è il collocamento mirato e come funziona
Il collocamento mirato è uno strumento previsto dalla legge 68/1999, che mira a facilitare l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e delle altre categorie protette. Si tratta di un sistema di graduatorie speciali gestite dai Centri per l’Impiego, che valutano le capacità lavorative individuali e individuano le posizioni più adatte alle diverse tipologie di disabilità.
Possono accedere al collocamento mirato le persone con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, oltre a invalidi civili del lavoro con percentuali superiori al 33%, non vedenti, sordomuti e altre categorie specifiche. L’iscrizione a queste liste consente di essere avvantaggiati nella selezione per posti di lavoro riservati, poiché molte aziende sono tenute dalla legge ad assumere una quota di lavoratori appartenenti a categorie protette.
In particolare, le imprese con almeno 15 dipendenti (fino a 35) devono riservare almeno un posto per lavoratori disabili, con la quota che cresce proporzionalmente all’aumentare del numero di dipendenti. Questo obbligo rappresenta un importante strumento per garantire opportunità di lavoro e inclusione sociale.

Revisione del grado di invalidità: quando si perde la pensione di invalidità(www.sovranitapopolare.it)
Dal 2025, sono state introdotte importanti novità nella procedura di accertamento sanitario per il riconoscimento dell’invalidità civile, della cecità, della sordità e della disabilità. Il decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, ha stabilito che in alcune province italiane il processo di accertamento avviene tramite il medico certificatore che invia telematicamente il certificato medico introduttivo all’INPS, avviando così automaticamente la fase di valutazione da parte della commissione medico-legale, senza necessità di presentare domanda amministrativa separata.
La visita di accertamento viene effettuata presso le ASL o i Centri medico-legali dell’INPS, con possibilità di visita domiciliare in caso di non trasportabilità del soggetto. L’interessato può farsi assistere da un medico di fiducia durante la visita, e deve presentare documentazione sanitaria aggiornata.
Il verbale della commissione medico-legale contiene la valutazione finale e, in caso di minorazioni suscettibili di cambiamento, indica la data per eventuali revisioni future. Per invalidità superiori al 74%, il soggetto può avere diritto a prestazioni economiche, purché soddisfi anche i requisiti amministrativi e reddituali previsti dalla legge.
Benefici economici e non economici legati all’invalidità civile
L’invalidità civile garantisce una serie di benefici, che si articolano in:
- Prestazioni economiche, quali pensioni, assegni di invalidità e indennità di accompagnamento o frequenza;
- Agevolazioni fiscali, esenzioni dal ticket sanitario e altre facilitazioni;
- Diritti lavorativi, tra cui permessi ex legge 104/1992 e collocamento obbligatorio al lavoro;
- Servizi di assistenza sanitaria e accesso a protesi e ausili.
È importante sottolineare che la concessione di tali benefici dipende dalla percentuale di invalidità riconosciuta, che è valutata secondo criteri rigorosi e specifici.
Il ruolo delle aziende e dei Centri per l’Impiego
L’inserimento lavorativo delle persone con disabilità passa anche attraverso l’azione coordinata delle aziende e dei Centri per l’Impiego. Questi ultimi offrono servizi di supporto per:
- Iscrizione e aggiornamento nelle graduatorie del collocamento mirato;
- Orientamento professionale personalizzato;
- Accesso a offerte di lavoro dedicate;
- Partecipazione a progetti e iniziative per l’inclusione lavorativa.
Le imprese, da parte loro, sono chiamate a rispettare i vincoli normativi e a collaborare con le istituzioni per garantire posti di lavoro adeguati alle capacità e alle esigenze dei lavoratori disabili.
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