Due anni di assenza retribuita non sono garantiti a tutti: le regole del congedo 104 nascondono dettagli spesso ignorati.
Il congedo straordinario previsto dalla Legge 104 rappresenta uno degli strumenti più significativi per chi deve assistere un familiare con disabilità grave. Si tratta di un periodo che può arrivare fino a due anni, retribuito e tutelato, ma che non è accessibile indistintamente a tutti i lavoratori. Le condizioni per ottenerlo sono rigide, così come la procedura di richiesta. Comprendere fin da subito chi ne ha realmente diritto permette di evitare errori e pianificare la gestione dell’assistenza in modo più sereno.
Chi può richiederlo e quali requisiti servono davvero
Il primo elemento imprescindibile è il riconoscimento della disabilità grave ai sensi dell’articolo 3 comma 3 della Legge 104. Senza questo verbale, il congedo non può essere concesso. La norma richiede inoltre, nella maggior parte dei casi, la convivenza con il familiare da assistere: abitare nello stesso domicilio è il requisito ordinario, anche se alcuni contratti considerano sufficiente la residenza nello stesso comune.
L’accesso al congedo segue un ordine di priorità molto preciso. Il primo soggetto autorizzato è il coniuge convivente, seguito dalla parte dell’unione civile o dal convivente di fatto. Solo in caso di assenza o impossibilità di queste figure, il diritto passa ai genitori del disabile, ai figli e, come ultimi, ai fratelli o sorelle conviventi. La logica è quella di garantire la presenza del familiare più stretto.
Non tutti i lavoratori però rientrano nella misura. Il congedo è riservato esclusivamente ai dipendenti del settore pubblico e privato. Sono esclusi collaboratori domestici, autonomi, parasubordinati e liberi professionisti.

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Il congedo può raggiungere due anni complessivi nell’arco dell’intera vita lavorativa, utilizzabili in un’unica soluzione o in modo frazionato. In entrambi i casi, il lavoratore riceve un’indennità pari alla retribuzione mensile, calcolata sulle voci fisse dello stipendio e pagata dall’INPS.
Ci sono però conseguenze da considerare: durante il congedo non maturano ferie, tredicesima né TFR. Viene però riconosciuta la contribuzione figurativa, fondamentale per non perdere mesi utili ai fini pensionistici. Chi utilizza il congedo a giorni deve ricordare che tra un periodo e l’altro è necessario rientrare almeno una giornata lavorativa.
Durante il congedo non è consentito svolgere altre attività lavorative e non è possibile utilizzare nella stessa giornata i permessi mensili della Legge 104. Dal 2026 sono previste tutele aggiuntive: nuove ore di permessi retribuiti, maggiore protezione del posto di lavoro e una spinta verso la priorità nello smart working per chi assiste un familiare con disabilità grave.
La richiesta si inoltra tramite il portale INPS o attraverso un patronato, allegando il verbale di disabilità grave e, quando previsto, la documentazione sulla convivenza. Alcuni datori di lavoro possono richiedere moduli aggiuntivi, ma la procedura di base resta invariata.
Congedo Legge 104, spettano 2 anni retribuiti ma non per tutti: chi potrà beneficiarne - sovranitapopolare.it






