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Assegno di Inclusione, l’INPS chiarisce quando rischi davvero di perderlo

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Quali situazioni mettono a rischio l’Assegno di Inclusione? Ecco cosa dice l’INPS su reddito, lavoro e comunicazioni obbligatorie.

L’Assegno di Inclusione (ADI) rappresenta oggi uno degli strumenti principali di sostegno sociale in Italia, pensato per famiglie e individui in condizione di fragilità economica o sociale. Tuttavia, molti beneficiari si interrogano su cosa possa compromettere il diritto al sussidio: basta iniziare un lavoro o aprire un’attività per perderlo? E quali obblighi bisogna rispettare per evitare sorprese? L’INPS ha fornito chiarimenti recenti, evidenziando le regole principali e le condizioni in cui l’assegno può essere sospeso o revocato.

Cos’è l’Assegno di Inclusione e quando si rischia di perderlo

L’ADI nasce per contrastare povertà ed esclusione sociale, sostenendo nuclei familiari in cui siano presenti minori, persone con disabilità, anziani over 60 o soggetti in situazione di svantaggio certificato. Non si tratta soltanto di un aiuto economico, ma di un percorso strutturato di inclusione.

I requisiti economici, patrimoniali e familiari sono stringenti: ISEE non superiore a 10.140 euro, reddito familiare limitato, patrimonio immobiliare e mobiliare entro soglie precise, e assenza di veicoli di lusso o beni significativi. Il mancato rispetto di questi requisiti comporta il rischio immediato di sospensione o revoca dell’assegno.

Molti beneficiari temono che l’avvio di un lavoro o di un’attività autonoma comporti la perdita automatica del beneficio. L’INPS chiarisce che l’ADI è compatibile con nuove attività, a patto di rispettare limiti reddituali e comunicazioni obbligatorie. In particolare: per lavoro dipendente, il reddito complessivo del nucleo fino a 3.000 euro lordi annui non riduce l’assegno; oltre tale soglia, l’eccedenza influisce sull’importo a partire dal mese successivo. Per attività autonoma o imprenditoriale, la comunicazione all’INPS deve avvenire prima dell’inizio dell’attività, pena decadenza immediata.

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Cos’è l’Assegno di Inclusione e quando si rischia di perderlo – sovranitapopolare.it

Oltre al mancato rispetto delle comunicazioni, altre condizioni possono comportare la perdita del beneficio come il superamento delle soglie reddituali o patrimoniali; non adesione agli obblighi del PAD o dei percorsi di inclusione; frequenza scolastica irregolare o violazioni nelle condizioni di residenza; dichiarazioni false o mendaci, che comportano anche conseguenze penali e obbligo di restituzione delle somme percepite.

In sostanza, iniziare un lavoro o aprire un’attività non significa perdere automaticamente l’assegno, ma il rispetto scrupoloso di limiti, aggiornamenti e comunicazioni è essenziale per garantire la continuità del sostegno.

Dal 2026, l’ADI non ha più una durata massima definita. Ma, è necessario aggiornare annualmente l’ISEE e comunicare tempestivamente l’avvio di nuove attività lavorative o variazioni reddituali. Anche piccoli ritardi o omissioni possono avere conseguenze sul beneficio, rendendo la gestione attenta delle scadenze un elemento cruciale per non rischiare la decadenza.

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