Economia

Assegno di inclusione 2026, tolleranza zero: se fai questo grave errore devi restituire i soldi

Le nuove disposizioni, contenute nel Decreto Sicurezza sul lavoro in vigore dal 31 ottobre 2025 e integrate dalla bozza della Legge di BilancioAssegno di inclusione 2026(www.sovranitapopolare.it)

Con l’avvicinarsi del 2026, il tema dell’Assegno di inclusione 2026 assume un’importanza cruciale per i beneficiari di questa misura.

Le nuove disposizioni, contenute nel Decreto Sicurezza sul lavoro in vigore dal 31 ottobre 2025 e integrate dalla bozza della Legge di Bilancio 2026, introducono regole più stringenti per contrastare il lavoro sommerso e garantire la trasparenza nelle fonti di reddito dei percettori del sussidio.

Nuove regole e impatto sul lavoro nero

L’Assegno di inclusione, misura che ha sostituito il Reddito di cittadinanza, prevede per il 2026 un importante rafforzamento sia in termini di fondi stanziati – con incrementi fino a 422 milioni di euro annui a partire dal 2033 – sia di iter burocratici semplificati. Tra le novità più rilevanti vi è l’eliminazione del mese di sospensione obbligatorio tra i rinnovi del beneficio, che ora potranno essere richiesti senza interruzione, consentendo così una continuità nel sostegno economico ai nuclei famigliari in difficoltà.

Tuttavia, parallelamente a questo potenziamento, si innesta una stretta particolarmente severa sul fronte del lavoro in nero. Il Decreto Sicurezza sul lavoro introduce un regime di controllo immediato: in caso di accertamento di lavoro irregolare da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, la revoca dell’assegno è automatica e irrevocabile, senza necessità di sentenze o ulteriori passaggi giudiziari. Inoltre, il beneficiario è tenuto a restituire integralmente tutte le somme percepite fino a quel momento, anche se utilizzate per bisogni essenziali. La rapidità dell’accertamento e la severità delle sanzioni mirano a scoraggiare ogni forma di lavoro sommerso, considerato incompatibile con la natura pubblica del sostegno.

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Le conseguenze per lavoratori e imprese- sovranitàpopolare.it

Le sanzioni non colpiscono solo i percettori dell’Assegno di inclusione, ma anche le imprese che impiegano lavoratori in nero. Il sistema della cosiddetta “patente a crediti” attribuisce a ogni datore di lavoro un punteggio di affidabilità che può essere ridotto drasticamente in caso di irregolarità, compromettendo la possibilità di continuare l’attività, soprattutto nei settori maggiormente controllati come l’edilizia.

Dal punto di vista penale, chi percepisce indebitamente il sussidio rischia di incorrere in accuse di truffa ai danni dello Stato, con pene che possono arrivare fino a sei anni di reclusione. La legge sottolinea che omettere di dichiarare redditi o condizioni rilevanti costituisce un reato grave, non una semplice infrazione amministrativa.

Per chi, invece, svolge un lavoro regolare e regolarmente dichiarato, è possibile continuare a ricevere l’Assegno di inclusione, purché il reddito sia comunicato all’INPS e rientri nei limiti previsti dalla normativa vigente. Questo aspetto evidenzia come la trasparenza e la regolarità siano indispensabili per non perdere il sostegno economico.

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