Con l’avvicinarsi della dichiarazione dei redditi, molti si pongono una domanda: fino a quando temere i controlli dell’Agenzia delle Entrate?
La risposta a questo quesito, spesso fonte di ansia e dubbi, è regolata da norme precise che definiscono i termini entro cui l’Amministrazione finanziaria può effettuare accertamenti fiscali.
Per chi ha presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli fino a cinque anni dall’anno successivo a quello di riferimento della dichiarazione. Ad esempio, per la dichiarazione relativa al 2020, i controlli possono essere avviati fino al 31 dicembre 2025. Trascorso questo termine, salvo casi eccezionali, la posizione fiscale di quel periodo si considera prescritta.
Questa prescrizione è un elemento fondamentale per la tutela del contribuente, poiché delimita nel tempo la responsabilità fiscale e mette “un punto fermo” oltre il quale l’ente non può più procedere con accertamenti o richieste di integrazioni.
I termini ordinari possono essere estesi in presenza di particolari situazioni, come nel caso di omissioni o irregolarità gravi nella dichiarazione.
Dichiarazione omessa o infedele: i termini si allungano
Nel caso in cui il contribuente non abbia presentato la dichiarazione dei redditi pur avendo prodotto redditi imponibili, l’Agenzia delle Entrate ha facoltà di effettuare controlli fino a sette anni dall’anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata. Ciò significa, ad esempio, che una dichiarazione omessa del 2020 può essere oggetto di verifica fino al 31 dicembre 2027.
Analogamente, se la dichiarazione è stata presentata ma contiene errori sostanziali o dati falsi, i termini di accertamento si mantengono generalmente entro i cinque anni, ma con maggiore attenzione e possibilità di approfondimenti.
Nei casi più gravi, come quelli che configurano reati fiscali (ad esempio, frode fiscale o evasione internazionale), i termini possono estendersi fino a otto o anche dieci anni, soprattutto in presenza di indagini penali.
Conservazione della documentazione fiscale e notifiche
Un aspetto strettamente collegato ai termini di accertamento è la conservazione della documentazione fiscale. La normativa stabilisce che i documenti contabili e fiscali devono essere conservati per almeno dieci anni dalla loro formazione o dall’ultima registrazione. Questo termine garantisce la possibilità di rispondere a eventuali richieste di chiarimenti e di fornire prove in caso di controlli.
Una recente sentenza della Cassazione (n. 4638/2024) ha inoltre chiarito che, per chi usufruisce di agevolazioni fiscali, la documentazione relativa deve essere conservata anche oltre il decennio, per evitare che il termine ordinario possa essere utilizzato per sottrarsi agli accertamenti.
La notifica degli avvisi di accertamento rappresenta un passaggio cruciale: essa deve avvenire entro i termini previsti per essere valida. La giurisprudenza ha ribadito che la prova della corretta notifica tramite servizio postale si perfeziona con l’avviso di ricevimento della raccomandata contenente la comunicazione di avvenuto deposito, anche in caso di rifiuto o assenza del destinatario.

Come difendersi e quali strumenti utilizzare- sovranitàpopolare.it
Ricevere un avviso di accertamento può generare preoccupazione, ma è fondamentale mantenere la calma e agire con tempestività. È infatti possibile verificare la validità del controllo esaminando la data dell’anno d’imposta oggetto di verifica in relazione ai termini di prescrizione.
Qualora l’avviso riguardi un periodo ormai prescritto, il contribuente può richiedere l’annullamento dell’atto in autotutela o proporre un ricorso tributario, facendo valere l’eccezione di decadenza.
È inoltre importante rispondere sempre alle richieste di documentazione o ai questionari inviati dall’Agenzia delle Entrate, poiché ignorarli può aggravare la situazione e portare a ulteriori sanzioni.
Infine, esistono strumenti di tutela preventiva come il ravvedimento operoso, che consente di sanare errori o omissioni pagando sanzioni ridotte, o la definizione agevolata dei debiti fiscali, utili per gestire in modo più vantaggioso eventuali situazioni irregolari.
Riepilogo dei termini di controllo fiscale
| Situazione fiscale | Anni di controllo possibile | Esempio su anno d’imposta 2020 |
|—————————————|—————————–|—————————————–|
| Dichiarazione regolarmente presentata | 5 anni | Controlli fino al 31/12/2025 |
| Dichiarazione omessa | 7 anni | Controlli fino al 31/12/2027 |
| Dichiarazione infedele | 5 anni | Controlli fino al 31/12/2025 |
| Evasione internazionale | 8 anni | Controlli fino al 31/12/2028 |
| Tributi locali (IMU, TARI, TASI) | 5 anni | Dal termine di scadenza del versamento |
| Riscossione dopo avviso definitivo | 10 anni | Possibilità di riscossione fino a 10 anni|
Queste regole sono il frutto di una normativa complessa, ma rappresentano la chiave per una gestione consapevole dei rapporti fiscali, evitando errori e tutelando i diritti dei contribuenti.
I termini di accertamento dell’Agenzia delle Entrate: cosa prevede la normativa(www.sovranitapopolare.it)






